Sunday 27 February 2022

La solita retorica occidentale!

Nonostante il mio ribrezzo verso la guerra, e quella contro l'Ucraina non fa eccezione, mi sento di esprimere la mia posizione contro un occidente unilaterale e fazioso.

Da quando è cominciata questa crisi l'informazione è stata a senso unico e priva di ogni forma di analisi. Sembra di vedere quelle serie poliziesche dove i sospettati si coprono l'un l'altro raccontando tutti la stessa storia, con l'unico risultato di risultare falsi e ancora più sospettabili. Possibile che, al netto del rifiuto e della condanna per la guerra, non ci sia nessuno con un'opinione alternativa? Qualcuno che offra una prospettiva diversa sulle ragioni che hanno portato a questo stato di cose? Liquidare Putin come un Hitler, come un pazzo o epiteti vari, è un tipo di narrazione adatta solo a lobotomizzati. Allora perché questa gente che ha sempre la libertà e la democrazia in bocca sta operando una censura di queste proporzioni su un'indagine razionale e analitica di ciò che sta avvenendo? Addirittura si sono ritirate fuori le armi di distruzione di massa! Gulp! Ma siamo scemi? Parliamo di superpotenze con armi nucleari, certo che possiedono armi di distruzione di massa, come le possiedono gli americani, cos'è una novità?!

E' inutile nascondersi dietro un dito, la geopolitica esiste e non si può ignorarla quando fa comodo. Se il Messico diventasse una colonia russa, come l'Europa lo è degli Stati Uniti, e i russi andassero a piazzare missili lungo tutto il confine americano, secondo voi gli americani se ne starebbero lì a guardare? Sono sessant'anni che schiacciano la grande minaccia Cuba, unica a contrapporsi a loro vicino ai loro confini, e Cuba è come un'arachide accanto a un cocomero. E allora perché dovremmo aspettarci che i russi sopportino di essere circondati da missili americani lungo tutti i loro confini senza mai reagire? I paesi dell'ex Unione Sovietica dovrebbero essere tutti un cuscinetto neutrale, non solo l'Ucraina, questa è la realtà dei fatti. Tra l'altro l'Ucraina ha due regioni che sono fondamentalmente a maggioranza russa. Però se i russi difendono i loro sono aggressori, se noi bombardiamo la Serbia per il Kossovo siamo dei liberatori. Perché in matematica le equazioni non sono un'opinione invece negli interessi geopolitici lo sono sempre? Mi permetto di far notare come in queste particolari equazioni prodotte dall'occidente, i popoli di cui ci si è serviti per promuovere la guerra (vedi kossovari, vedi curdi, tanto per citarne due eclatanti) finiscano dopo un po' per entrare nella lista nera dei terroristi, invito quindi amichevolmente gli ucraini a fare attenzione, sperando che non subiscano la stessa sorte.

Ora un altro aspetto di questa tragica e strana vicenda. L'attenzione maniacale dei media, con programmi non stop praticamente a reti unificate. Sembra "tutta la guerra minuto per minuto". Forse la memoria mi tradisce, ma non ricordo un simile fervore nel far vedere ogni dettaglio 24 ore al giorno di quelle guerre promosse dall'America per suoi interessi personali e che noi abbiamo seguito come barboncini. Non che non se ne sia parlato, non dico questo, ma certo non con la stessa insistenza e certo non con l'insistenza attuale sul fatto che la guerra è un affronto, è una cosa inammissibile e via dicendo. Quindi secondo i media (non secondo me che l'ho sempre considerata tale) la guerra è ammissibile solo se la facciamo noi? Non ricordo la stessa veemente condanna quando le vittime civili eravamo noi a causarle, per esempio in Iraq, dove le nostre bombe al fosforo hanno ucciso gente deformandone il corpo e privandole di una dignità perfino nella morte. Ma noi avevamo fatto la guerra per privare Saddam delle armi di distruzione di massa, quindi avevamo ragione, quindi quelli erano classificabili come semplici effetti collaterali, perché soffermarcisi troppo sopra... Peccato che la storia delle armi di distruzione di massa fosse una frottola bella e buona, come ammesso successivamente dallo stesso Blair. Quindi tutto quel disastro e quelle morti, delle quali anche noi ci siamo macchiati, correndo come al solito al richiamo degli americani, erano serviti solo agli interessi di questi ultimi e degli inglesi. Qualcuno si è indignato pubblicamente? Ci sono state ribellioni di massa fra i giornalisti? Qualcuno ha cominciato a dire con forza che era ora di finirla con questa barzelletta della Nato, che usa le risorse europee per i comodi degli americani, trascinandoci in azioni inique che tra l'altro si ripercuotono su di noi? Qualcuno sicuramente sì, ma certo non gli è stato dato lo spazio che meritava. Il disastro irakeno ha messo in moto una serie di eventi catastrofici che si sono riverberati con forza in Europa e ancora continuano a farlo e tutto basato su delle prove false, su una bugia. Eppure questo fatto di inaudita gravità è stato liquidato rapidamente e senza dargli poi tanto peso, nulla confronto alla macchina propagandistica messa in piedi contro la Russia in questo momento.

Sono forse dieci anni che gli americani, per loro stessa ammissione, sono infiltrati in Ucraina, sobillando gli animi, alimentando il malcontento. Perché? Forse perché hanno a cuore l'interesse degli ucraini? Non direi proprio, piuttosto, perché hanno individuato un punto di debolezza di cui servirsi in un paese strategico e sacrificabile. Mi dispiace per gli ucraini che si illudevano di essere importanti per il paese della "grande libertà", ma non è così. E non illudiamoci noi europei, i bravi alleati, impettiti a fare discorsi muscolari, scodinzolanti come sempre al guinzaglio del padrone, eppure sentendoci così forti e importanti. In realtà non siamo altro che ridicoli e penosi, oltre che ipocriti. Siamo ridicoli e penosi perché non ci siamo ancora accorti di non contare assolutamente nulla sullo scacchiere internazionale, tanto che i nostri gentili "alleati" di oltreoceano non si farebbero troppo scrupolo di scatenarci la terza guerra mondiale in casa, magari pure nucleare. Sì signori, così stanno le cose, gli americani sono venuti a provocare i russi in casa nostra, proprio sotto il nostro naso e ci usano per la loro propaganda e noi li seguiamo come gli allocchi, ma la guerra, se si fa, ce la troviamo noi sulla testa, non loro. E non sarà una guerra convenzionale, perché i russi non hanno le forze materiali per quel tipo di guerra, da soli contro tutti, su vasta scala. Ah, non ci avevano pensato quei giornalisti asserviti e sproloquianti quando alludono al fatto che le sanzioni non bastano, che bisogna intervenire in modo duro, eccetera? Quindi? In che modo vorreste intervenire? Volete portare l'Europa in guerra contro una superpotenza nucleare? Peccato che le bombe non siano ad personam, almeno si potrebbe dirigerle sulle vostre teste, così potreste godervi il frutto di ciò che state contribuendo a creare.  Tutti adesso sono pronti a morire per l'Ucraina, non mi sembra che ci fosse tutto questo incondizionato innamoramento fino a un po' di tempo fa. 

Ma qualcuno si è accorto che tutta l'Europa è sacrificabile per gli americani? Qualcuno può mettere insieme il coraggio per dirlo che siamo nelle mani di gente che ci considera "alieni", così come tutto il resto del mondo al di fuori dei suoi confini? Che vuol spingerci verso la guerra facendo sembrare che sia tutta una nostra iniziativa? Poi saranno loro a goderne il frutto e noi la distruzione. NO GRAZIE!

Ora vorrei aprire una parentesi riguardo l'ipocrisia europea e dei cosiddetti "nostri valori". Sì, proprio così, parliamo di profughi. Innanzitutto vorrei sapere: quali sarebbero esattamente questi nostri valori? Perché a me sembra che siano morti nei campi di concentramento libici, in quelli greci, in quelli per cui paghiamo profumatamente i turchi, ai confini con la Croazia, tra Bielorussia e Polonia (dove ora sono tutti generosi e ospitali, là dove pochi mesi fa si cacciava la gente a bastonate, lasciandoli morire nel fango) e via dicendo, anzi ci metto pure l'Italia, con tutti quei poveri braccianti schiavi che ci producono frutta e verdurine a basso costo. Dove sono i valori dell'Europa? Valgono solo per certe categorie? Mi si spieghi, visto che vengono tirati in ballo così profusamente. Ora i profughi sono gli ucraini e siamo tutti invitati ad accoglierli, perché chi viene dalla guerra ha sempre diritto di essere accolto. Ma i siriani non vengono dalla guerra? E allora perché sono lasciati morire di freddo, di stenti, di torture lungo la rotta balcanica? E non ci sono africani che fuggono dalle tante guerrette foraggiate dall'occidente nei loro paesi? E allora perché loro possono morire nei lager libici o in fondo al mare, nel disprezzo e nell'indifferenza generali? In questo quadro perché la politica verso gli ucraini dovrebbe essere differente? Fermo restando il mio personale principio per cui ci si dovrebbe prendere cura di tutti questi migranti in cerca di un rifugio, ivi compresi gli ucraini, vorrei tuttavia una spiegazione riguardo i distinguo operati dai media e dai governanti europei unanimemente. Vorrei anche invitare a una riflessione: non so quale fosse la mentalità prevalente degli ucraini verso i migranti e i rifugiati, ma non credo si aspettassero di diventare loro stessi i profughi dell'indomani. Questo dovrebbe invitarci a pensare attentamente quando emettiamo giudizi, disprezziamo, rifiutiamo aiuto a chi si sposta dai propri paesi in difficoltà, perché i profughi di domani potremmo essere tutti noi, e non credo che vorremmo vivere nelle condizioni in cui facciamo vivere quella gente. Noi non abbiamo alcun diritto più di altri di essere trattati bene, non abbiamo né più meriti né maggiori qualità. Sarebbe ora di finirla con questa superbia e di cominciare a costruire un mondo più equo, fatto di rispetto reciproco, conoscenza e volontà costruttiva.

Rendiamoci conto che ci siamo messi al servizio di una nazione che non contempla opinioni diverse dalle sue, o li segui (e non sei alla pari, sei sempre un inferiore) o sei un nemico da cercare di eliminare. Se cade Putin capitola la Russia e saremo destinati a essere tutti gli zerbini degli americani, con nessun potere di negoziazione. Se a voi va bene così... a me non va bene per niente di fare il gioco di una finta democrazia la cui economia si basa sulla guerra.

BASTA PROPAGANDA! BASTA AMERICA IN EUROPA! BASTA PSEUDO GIORNALISTI ASSERVITI! BASTA A UN SERVIZIO PUBBLICO UNILATERALE DEGNO DEL PEGGIOR REGIME!

Sunday 22 April 2018

An amazing novel filled with adventure and insight on human behaviour.

The novel I'm recommending today has been a great revelation to me. It is written exquisitly well, with a perfect balance between action and reflection, that will make you look inside yourself questioningly. I like to point out also the beautiful cover.

Author: Chandra Prasad

Title:     Damselfly



One word: fantastic! I have absolutely loved this book from the very beginning. The setting is that of Lord of the Flies, only with a fresh, contemporary cut. A group of teens, forming the fencing team of the private school Drake Rosemond, find themselves stranded on an island after a plane crash. The small island is mostly covered by the thick vegetation of a jungle, an overwhelming environment to which the youths must adapt quickly, just as they must immediately deal with the loss of some of their companions. Thanks to Mel, a capable and pragmatic young woman, having extensive knowledge about plants and natural things, they manage to settle down to an acceptable routine, while finding their way around the island, hoping they will soon be rescued. Nonetheless, help doesn’t come; instead they are faced with a new problem: they are not alone on the island, and whoever lives there wants them out without delay. As time goes by, difficulties and fear bring out each person’s true personality, for good and for bad. Some find they perfectly fit with this new, wild environment, others find a purpose in their life. This does not apply to Mel and Sam though, they have someone to get back to, and they can see beyond the idyll of the moment. The relationships between the members of the group have already been put to the test many times, on the long run things could degenerate dangerously as the balances of power switch rapidly.

This book is a perfect balance of pace and exploration of the circumstances and behaviours of the characters. Details of each person’s history trickle throughout the narration, forming a background allowing the reader to understand the character’s actions. However, you can also perceive how each youth evolves from that background, drawing on the new circumstances to bring out aspects of their personality that their former situation had not allowed to emerge. The author makes a truly masterly job out of portraying her characters; with fairness and realism she shows both the positive qualities and the hidden dark corners in the souls of all her protagonists. They are so well depicted that the whole of mankind is reflected in them. I personally found myself very close to Sam’s personality, I even found myself loathing the way some among the characters behave, but then I stopped to think. I asked myself whether I was so sure I would have been able to stick to all of my convictions so strongly and unyieldingly in such a situation. I couldn’t give myself an answer, so I came to the conclusion that most of us contain most of the good and bad shown by each of those youths, and until you’re tested you can only hope you’ll be able to remain the righteous person you are in your usual circumstances. Yes, I do believe there are personalities more inclined to compassion and others to selfishness. I do believe the concepts of justice, right and wrong, remain the same even in extreme conditions. What can be debated, instead, is whether most of us would still be able to elaborate those concepts keeping the same coordinates that guide us in daily life.
This book offers plenty of food for thoughts on many issues, including the hypocrisy hidden behind many ordinary conventions, and how even the best of people can be superficial or naive in certain instances. This novel would be a great choice for an open discussion at the library. Also, the narration is gritty but never gruesome, and when it is delicate, it is never quixotic.
Great style, very well written and rich in content.


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Sunday 11 March 2018

A time machine on four wheels

Today I want to present a book that is a true little jewel. It is a collection of short stories that is never trivial and often quite touching. I have loved it and I hope you will too!


Author: Claire Rye

Title:     The Backseat


This is a truly exquisite, lovely book. One of the best reads I have stumbled upon lately. It consists of several short stories, spanning a century, if you also consider events that are narrated by some of the characters. All the stories are linked by a common denominator: an old car, a Chevy 1959. Writing interesting short stories is a rather difficult task, but the author created a real masterpiece here. Each story frames a detail, a specific situation in the life of each character, and doing so, it portrays an incredibly rich galaxy of human feelings and behaviours. The former being a constant, the latter changing with the changing times. I could not but admire Claire Rye’s insight into the human way of thinking; ability that must proceed from a careful and sensitive observation of people. Also, the idea of narrating a piece of common people history through the story of a car is somewhat poetic. First of all the car is a vehicle, so, even conceptually, what better prop to transport you across the decades? This car in particular, as it is also written in the second to last story, becomes a sort of time machine in order to do just that. I do not have a passion toward cars as such; still, cars do somehow become part of a family’s life, don’t they? There are many memories linked to specific vehicles you have owned through your life. I myself have bought my own little car twenty years ago, and I can say that I have sort of grown old with her, she has witnessed so many of my experiences, and been a silent confidante for so many outburst of feelings, that I couldn’t have been able to share with other people, for matters of convenience… Solitary speeches, song creations, poetry writing, short naps and much more, have all happened in that little metal shelter. Maybe also for this reason I was so delighted in this book. There is so much in it, that I think any person could find a piece of themselves in one story or the other. If I were asked, I wouldn’t know which story to pick as my favourite, starting from the first one to the very last one, none is pointless, no words are wasted, they are all essential parts of the final puzzle. There are some that are moving, such as the ones regarding the Richardson family; some contain an element of fun mixed with exasperation, such as the second one The Beginning; in others you will find the search for freedom and emancipation, or loneliness and incomprehension, many different themes. About loneliness and incomprehension, I think the story The Drifter deserves a special mention because it touches a very sensitive topic, exploring it from two opposite points of view and without any judgement on either side, as I intended it. It is food for thought and also very moving.
I will not disclose any details regarding the actual stories because I don’t want to spoil other readers’ experience. I will say that the book is very well written, in a sober and elegant style that you cannot remain indifferent to. As a bonus, although it is not a novel, it still has a surprise ending, which might even make you go back and pay attention to one detail you could have missed in one of the previous stories.


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